Piamprato si raggiunge percorrendo fino al fondo la SP 47-48 che risale la Valle Soana. All’inizio della Frazione è presente il parcheggio dove lasciare l’auto.
Attraversare la Frazione seguendo l’unica stradina principale che la percorre. Usciti dall’abitato si proseguire sulla strada sterrata che attraversa i primi prati per poi costeggiare il T. Piamprato.
Vista aerea della conca di Piamprato dopo l’evento alluvionale dell’Ottobre 2000 (ripresa eseguita dal C.N.R. I.R.P.I. di Torino, elaborazione grafica Dott. M. Balestro)
leggi tutto Sono visibili, in questo tratto iniziale sulla sinistra, le opere di contenimento del Torrrente costruite a difesa dell’abitato in seguito agli eventi alluvionali del Settembre 1993 e dell’Ottobre 2000 che hanno comportato un’artificializzazione del corso d’acqua con notevole perdita di naturalità della fascia fluviale. La foto aerea sopra mostra le condizioni della conca di Piamprato nel periodo subito successivo all’evento alluvionale dell’Ottobre 2000, quando gli effetti della dinamica fluviale del T. Piamprato, riattivati nel corso dell’evento, hanno asportato o comunque danneggiato interamente le opere di regimazione fluviale realizzate in seguito al precedente evento alluvionale del Settembre 1993. Analoghe opere sono poi state “ricostruite” successivamente all’evento dell’Ottobre 2000. Si ritiene pertanto utile richiamare una profonda riflessione sulla cosiddetta attività di “ricostruzione” in seguito ad eventi alluvionali in contesti territoriali caratterizzati da energia di rilievo molto elevata, come è il caso della Valle Soana ed in generale delle alte vallate alpine. Ancor più in territori protetti (aree di parco e relative fasce esterne) nella risistemazione del territorio in seguito agli effetti di un evento alluvionale dovrebbe prevalere nell’attività delle istituzioni e nei tecnici una logica di attenta valutazione dell’entità dei fenomeni geomorfologici in gioco, in modo da procedere poi con opere minimali, prudenziali e rispettose delle dinamiche osservate. La memoria medio-recente (ma lo fu anche la memoria antica – seppur perduta - dei vecchi, come testimoniano a volte i toponimi) è innegabilmente intrisa di osservazioni di gravi danni alle infrastrutture dovuti ad errori localizzativi e progettuali dell’uomo. A tal proposito si può ricordare la distruzione della popolosa Frazione Prà Riond, che si trovava nel luogo ove sorge ora la Grangia Pariond, per effetto di una valanga il 17 maggio 1716, caduta dal Vallone della Borra. I pochi superstiti all’epoca si trasferirono a Piamprato, ritenuto luogo più sicuro. Poco oltre è visibile il punto di arrivo della teleferica che serve per il trasporto dei materiali alla Grange Vandilliana. Con tale semplice infrastruttura, dai costi contenuti e di minimo impatto sull’ambiente e sul paesaggio, è possibile migliorare, di molto, la vita e il lavoro in alpeggio.
Superato il bivio per Colle della Borra si prosegue lungo la pista percorrendo alcuni tornanti, per costeggiare la Grange Prariond e poi proseguire, ignorando la deviazione sulla destra che sale agli impianti di risalita, fino ad un piccolo parcheggio a quota 1730 m. Da qui si prosegue su sentiero attraversando un lariceto per giungere sui pascoli delle Grange Ciavanassa. Qui potrete eventualmente recarvi al Rio sulla sinistra per un rinfrescante diversivo nel caso vogliate approfittare della piscina naturale presente al margine inferiore del pascolo.
Raggiungere la Grange Ciavanassa (1815 m, 0h55’) aggirandola sulla destra. Percorrendo sul margine, un lariceto, si giunge ad un secondo fabbricato (1865 m) per poi piegare a sinistra verso l’incisione del Rio della Reale. Risalito il versante sulla sinistra idrografica si passa sotto una parete di roccia per poi sbucare in un ampia valletta glaciale dove, sulla destra idrografica, è presente la Grange la Reale (m. 2096, 1h45’) che si raggiunge attraversando il Rio per poi risalire sui pascoli fino all’alpeggio.
Le Grange La Reale Il nome dell’alpeggio secondo alcuni autori è da ricondurre a lavori di ricerca mineraria promossi dal Re di Sardegna in questo vallone (a monte dell’alpeggio è presente un’antica miniera). Secondo altre interpretazioni il toponimo non ha niente a che fare con faccende regali in quanto è citato in documenti storici antecedenti al periodo della dinastia Savoia, e sembra molto più umilmente riconducibile al piemontese rial, riale = ruscello.
Attorno all'alpeggio Con una breve digressione è possibile spostarsi appena a valle dell’alpeggio, sul dosso che scende direzione S, dove è visibile la gestione del pascolo col sistema di canalette per la fertirrigazione, periodicamente impiegate per distribuire il letame delle stalle, provvisoriamente raccolto nella concimaia, e da qui distribuito sul pascolo per mezzo di acqua che, per l’occasione, è deviata nella concimaia dai ruscelli di monte.
Prariond Dalla stessa area si ha una visione panoramica sulla frana di Prariond, formatasi per distacco di una grande falda di calcescisti dal versante Est della Punta della Borra, dove ha lasciato un’evidente nicchia (evidenziata dal tratto in rosso nell’immagine sotto), che scivolando sul fondovalle ha formando l’accumulo delle Grange Prariond e Ciavanassa (evidenziata con retino colorato), ben riconoscibile in quanto caratterizzato da blocchi ciclopici di forma tabulare che emergono dall’area prativa. In quanto all’etimologia del toponimo pra-rion, essa è riconducibile a prato nuovo ed è probabilmente riferibile a pascoli ricostruiti sull’area di frana, o prato rotondo, come vorrebbe un’altra interpretazione, legata alla forma tondeggiante delle aree prative nella piccola piana alluvionale di fondovalle del luogo.
Ripresa la salita sui pascoli si raggiungere la parte superiore del vallone che diviene decisamente più ampio. A monte del sentiero è presente una vecchia miniera di piombo argentifero e calcopirite coltivata fin dall’antichità.
le zone umide alpine In queste aree pianeggianti di fondovalle è possibile ammirare la tipica flora delle zone umide alpine. Qui prevalgono gli eriofori che si caratterizzano, in estate, per i capolini fruttiferi bianco lanosi i cui fiocchi candidi ricoprono le zone di ristagno idrico.
Raggiunto il fondo della valletta nivale il sentiero piega a destra e, dopo aver attraversato il Rio, riprende a salire per scorgere, sulla destra, il Lago La Reale.
leggi tutto Qui ci appare il netto contrasto tra il paesaggio del laghetto alpino, di origine glaciale, e il traliccio dell’alta tensione che lo sormonta. Si tratta di una linea elettrica costruita negli anni ottanta del secolo scorso per importare in Italia la corrente elettrica prodotta nella centrale nucleare francese Super-Phoenix, che si trova a 100 km dal confine e che ha smesso di funzionare del 1997. La linea elettrica è rimasta, ed attraverso essa transita una cospicua percentuale della corrente elettrica importata in Italia.
Il sentiero piega ora nuovamente sulla sinistra per raggiungere, dopo gli ultimi tornanti, il Colle Larissa.
scopri di più sul colle Larissa Il nome del Colle che, per altro, in alcuni documenti è anche denominato Colle di Rice, è riconducibile al fitonimo larix = larice. Se così fosse dobbiamo ipotizzare la presenza di larici a quote ben superiori a quelle attuali per giustificare l’attribuzione di tale nome al Colle che è posto a 2606 m. In questa zona, infatti, i lariceti superano attualmente di poco i 2000 m, sia sul versante piemontese che su quello valdostano. I boschi di larici dovevano quindi salire a quote ben superiori, occupando interamente il vallone della Reale e magari contornando il Lago. L’ipotesi sarebbe sostenibile dal punto di vista delle esigenze ecologiche della specie immaginando cenosi rade e non veri e propri boschi, vista anche la presenza, ancora attuale in Piemonte, di individui isolati fin oltre i 2500. La perdita dei lariceti potrebbe imputarsi all’attività mineraria, presente come visto sul lato piemontese, in concorso col pascolo ed alle difficoltà di rinnovazione del bosco alle quote più elevate. A discapito di una chiara attribuzione del toponimo, va infine anche evidenziato che il termine locale per indicare il larice è brenva (Val Soana), brengua (imbocco valle d’Aosta), brengi (valle Orco), brensa (Rosone).
Dal Colle è possibile la discesa al Rifugio Dondena (2193 m), in Valle d’Aosta, per il sentiero n. 6, che ripercorre i tratti residui dell’antica strada reale di caccia, in gran parte distrutta con le piste di servizio realizzate durante la costruzione dell’elettrodotto.
'vegetazione pioniera dei detriti calcarei' In quest’ultimo tratto di salita è possibile apprezzare la vegetazione delle formazioni alpine pioniere che colonizzano i ghiaioni calcarei. E’ interessante notare come si tratti di vegetazione discontinua, che s’insedia su detriti di falda mobili, privilegiando le zone a granulometria più fine e nelle piccole tasche di suolo che si comincia lentamente a formare per il concorso di degradazione della roccia e deposizione di materia organica. A questi fattori, nel favorire l’insediamento della vegetazione in queste condizioni climatiche estreme, spesso si aggiunge la vicinanza con elementi rocciosi di dimensioni anche ridotte, ma in grado si apportare un leggero, ma significativo, miglioramento delle condizioni microclimatiche, ad esempio per la protezione nei confronti del vento, o per le migliori condizioni termiche che si creano nei nuclei posti immediatamente a sud dei massi.