Accesso:
La Frazione Talosio del Comune di Ribordone si raggiunge percorrendo la SP 49 che risale la Valle di Ribordone da Sparone.
Descrizione:
Dall’abitato di Talosio, superato il T. Ribordone, si raggiunge il Santuario di Prascondù seguendo il fondovalle, lungo tratti di bella mulattiera delimitata da muretti in pietra a secco e filari di alberi.
Leggi tutto Il Santuario fu eretto dagli abitanti locali in memoria di un’apparizione della Madonna risalente al XVII secolo. La tradizione narra di un Ribordonese che durante l’inverno si recava col figlio Giovannino in pianura per lavorare come calderaio. Nel corso di questa permanenza, capitò che una sera il figlio Giovannino si rifiutasse di recitare le orazioni del buon cristiano ed il padre, arrabbiandosi, lo maledisse e lo percosse. L’indomani il bambino aveva perso la parola con gran rimorso del padre. L’estate successiva, il 27 agosto, Giovannino si trova sui pascoli di Prascondù a pascolare il suo gregge, quando gli appare la Madonna dicendogli di fare il pellegrinaggio a Loreto e poi erigere una chiesa. Riacquistata la parola, il bambino racconta l’accaduto alla madre, per poi tornare muto. Il padre accompagna allora il figlio a Loreto, dove ritrova la parola. A Ribordone fu subito costruita una chiesa nel luogo dell’apparizione, ma “Maria SS.ma voleva mettere alla prova la fede dei suoi devoti e, pochi anni dopo, in un rigido inverno, una valanga dal fianco della montagna rese la chiesa un mucchio di rovine”. Fu così che se ne costruì una nuova, quella attuale, sul piano che si stende al di là del Rio, assai più ampia della precedente.
Superato il Santuario, il percorso segue ancora per un tratto il fondovalle tra radure di pascoli ormai scarsamente utilizzati e macchie boscate a prevalenza di betulle, che progressivamente lo colonizzano.
Si risale quindi il versante, raggiungendo all’Alpe Barlan la cresta della dorsale che divide la testata della valle, dalla quale si gode di una bella vista sull’alta Valle di Ribordone.
Qui ritroviamo il Pero corvino presente in questa stessa valle sul tracciato 561 nel tratto Alpe Arzola - Posio. La sua presenza, poco frequente in queste valli, testimonia l’affioramento di un substrato roccioso di natura calcarea, come si può osservare poco più in alto sulla cresta panoramica appena sotto l’Alpe Roc, dove litologie calcaree, dal tipico colore biancastro, emergono dal profilo della dorsale.
Sul fianco di questa dorsale si apre una piccola cavità, creata da fenomeni di carsismo, che ha formato una grotta articolata in alcune camere e denominata Boo d’la Faja.
Leggi tutto Ambienti di questo tipo, che si trovano disseminati nei valloni della zona, rappresentano l’habitat di alcune specie di insetti rari: in una di queste, sulle pendici del M.te Arbella (grotta denominata Custreta) nel 1992 è stata individuata da Enrico Lana una nuova specie, la Canavesiella Lanai (Giachino P.M., 1993: Canavesiella , nuovo genere di Leptodirinae delle Alpi Occidentali, con due nuove specie (Coleoptera Cholevidae). Museo di Scienze Naturali Bollettino (Torino), ritrovata poi anche nel Boo d’la Faia.
Poco oltre, le Alpi Roc consentono una sosta prima del ripido tratto finale verso il Colle Crest, ed offrono un’ampia vista panoramica da una bella balconata.
Risalendo il versante verso il colle, osservando la valle in alcune condizioni di luce, si possono notare segni del modellamento geomorfologico conservati sui versanti.
Al colle si presenta un bel panorama sulla Valle Soana, ma anche un cambiamento di ambiente e di paesaggio: infatti si passa dalle morfologie generalmente regolari sulle quali si stendono praterie spoglie esposte a Sud, ad un versante morfologicamente accidentato, esposto a Nord (la spolverata di neve autunnale evidenzia la differente condizione climatica) e ricoperto da un fitto arbusteto di ontano verde.